Anche nella desolazione c’è un motivo per lottare
Per maggiori informazioni: www.unatigreneldeserto.org
Raffaele Barbieri, per gli amici Lele, è nato a Conselice nel novembre del 1952. Dopo il diploma da perito agrario ha inseguito i suoi sogni e le sue passioni – i motori e la fotografia tra tutte – prima di dedicare il suo lavoro interamente al settore agricolo. Lele ci ha lasciati nel maggio del 2023, nel pieno dell’alluvione in Romagna, a causa di un tumore al colon-retto che in pochi mesi gli ha tolto ogni energia.
Da giovane, Lele ha fatto della fotografia il suo lavoro solamente per qualche anno, ma da quel momento ha mantenuto la passione per l’obbiettivo per tutta la vita. Negli anni ha realizzato foto bellissime, durante viaggi in giro per il mondo e nella vita quotidiana. Sempre fedele al suo carattere schivo e riservato, non le ha mai mostrate al di fuori della famiglia. Questa è la sua mostra, quella che non ha mai fatto, perché tutto quello che di bello compare nell’allestimento, dalle fotografie, ai testi, alla musica, parla di lui, dell’uomo che è stato, delle esperienze che ha fatto, e nasce dalla stima e dalla fierezza che un figlio ha per suo padre, ma anche dalla voglia di dare un significato diverso al male che ha affrontato, tirando fuori qualcosa di buono da tutto quello che è successo.
Da bambino ho sempre vissuto i racconti e le avventure di Lele guardandolo come se fosse un supereroe. Si è sempre dimostrato come tale in ogni situazione, e nella malattia mi ha insegnato una volta per tutte cosa vuol dire essere forti, per sé stessi ma soprattutto per chi ci sta accanto. Ma nella malattia ho capito anche che mio padre era umano e non eroe, che non era in grado di vincere ogni male e di arrivare primo ad ogni gara. Eppure, nella sua libertà, ha scelto di essere forte e di lottare, pur sapendo che sarebbe stato quasi inutile. E così l’ho scoperto uomo e non solo umano.
Sulla spalla aveva il tatuaggio di una tigre, e solamente nel momento più difficile della sua e della nostra vita sono riuscito a darle il giusto significato. Essere una tigre significa saper lottare con coraggio ed eleganza, esserlo nel deserto significa che anche nella desolazione esiste un motivo per continuare a combattere. “Una tigre nel deserto” è un omaggio a lui, alla sua forza e a tutto quello che mi ha insegnato, ma anche l’importante messaggio che nei momenti più bui è possibile tirare fuori energie che non crediamo di avere dentro. Combattere non vuol dire sempre vincere, ma senza lottare si perderebbe in partenza.
Non tutti e non sempre riusciamo ad essere tigri. Quando ci perdiamo nel deserto, l’unica cosa che ci può salvare è una bussola, una direzione giusta da prendere in mezzo alla desolazione. Oggi, la prevenzione e la ricerca sono le uniche armi che abbiamo per combattere e sconfiggere una patologia che è sempre più diffusa nelle vite di tutti: il tumore. Le fotografie esposte possono essere acquistate tramite un’offerta minima e per tutta la durata della mostra è possibile effettuare una donazione libera tramite la cassetta esposta in sala oppure tramite il sito internet. Il ricavato sarà interamente devoluto all’Istituto Oncologico Romagnolo e aiuterà a finanziare la ricerca per la prevenzione e la cura dei tumori.
Al Centro Civico “Gino Pellegrini”, messo a disposizione dal Comune di Conselice, si riassume così quasi un anno di lavoro e sono allestite cento fotografie selezionate da un archivio di oltre quattromila diapositive a colori scattate negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. La digitalizzazione e la stampa delle pellicole sono state realizzate grazie al contributo di CESAC e hanno permesso di creare un archivio digitale che renderà la mostra replicabile in futuro. Grazie al lungo e difficile restauro degli scatti sono stati rimossi graffi e polvere, riportando alla luce i colori originali, sbiaditi e opacizzati dall’invecchiamento.
Nelle fotografie di Lele ci sono paesaggi, persone, emozioni. Storie di sogni, di avventure e di amicizie. Un lungo viaggio che attraversa la campagna, il mare ed il cielo, partendo dalla camera da letto di un ragazzo pieno di sogni fino ad arrivare in mezzo alle dune del deserto africano con uno zaino in spalla. La mostra stessa è un viaggio, un percorso diviso in capitoli, lettere che parlano di Lele, ma che inevitabilmente parlano anche di me .
Ci sono esperienze talmente uniche da sembrare assurde, un po’ come incontrare una tigre nel deserto. Quelle esperienze rendono ogni vita preziosa, ed il solo modo per raccontarle è guardandole attraverso gli occhi di chi le ha vissute in prima persona. Possiamo dire di essere davvero liberi solamente quando possiamo scegliere da che parte vogliamo stare, che persone vogliamo essere, che padri vogliamo diventare. Lele ha vissuto una vita felice e piena, scegliendo di rincorrere i suoi sogni e soprattutto di essere forte anche nel momento in cui non era la scelta più semplice da prendere.
Buona avventura, papà.
Francesco